Sulla strada per il 1916

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Daniel O'Connell
Daniel O'Connell
Daniel O’Connell

Il 1916 rappresenta nella retorica nazionale irlandese uno dei momenti chiave della nascita della attuale repubblica.
Esso è frutto di oltre un secolo di battaglie per l’emancipazione e la liberazione popolare. Per ben interpretarlo è necessario capire come si sia arrivati alla Pasqua 1916.
Il secolare conflitto anglo-irlandese ha lungamente trovato nelle discriminanti religiose i motivi della sua esistenza. Solo con l’illuminismo il nazionalismo irlandese è progredito manifestando la volontà di una parte consistente della nazione, che benché in maggioranza cattolica, non si riconosceva nei vincoli confessionali.

Partiamo dal 1719 quando il parlamento Britannico si arrogò il diritto di legiferare anche per l’Irlanda scatenando le proteste di molti tra cui lo scrittore protestante Jonathan Swift. La supremazia parlamentare inglese si impose anche sui mercati mettendo in crisi le produzioni irlandesi. Solo alcuni settori dell’economia isolana, inseriti nei mercati imperiali, giovarono della situazione, tra questi comparivano gli industriali del lino dell’Ulster. All’accondiscende governo di nomina regia si opponevano solo pochi e deboli gruppi parlamentari chiamati “patriots”.

È in questo periodo che la questione del pieno riconoscimento dei diritti civili delle classi subalterne cattoliche emerse. Accadde per mano delle élite culturali protestanti. Esse, spesso appartenenti a famiglie convertite, possedevano un’appartenenza culturale prettamente Irish, e si consideravano una nazione diversa da quella britannica.
Proprio uno di essi, Henry Grattan, grazie al suo dinamismo, riuscì ad ottenere la cosiddetta “costituzione del 1782” che prevedeva maggiori poteri del parlamento di Dublino e il ridimensionamento delle leggi anticattoliche. L’esecutivo rappresentava però un grave limite all’emancipazione della popolazione cattolica.
In Irlanda arrivarono i principi delle rivoluzioni americana e francese. Le opere di Rousseau e i pamphlet rivoluzionari erano molto ricercati.

Nel 1791 venne fondata la Society of the United Irishmen, la quale aveva lo scopo di unire protestanti e cattolici in un unico corpo nazionale.

Nel 1793 tutti i cattolici ottennero il diritto di voto attivo ma non quello passivo. Poterono però entrare a far parte dei quadri militari e civili inferiori nonché presso il Trinity College. Fu il patriota Wolfe Tone a tentare di imporre una rivoluzione armata, ma ben due spedizioni militari fallirono.

La sconfitta definitiva delle ambizioni nazionaliste arrivò nell’agosto del 1800 con l’Atto d’Unione che aboliva il pur debole parlamento irlandese unendo “per sempre” il Regno d’Irlanda e Gran Bretagna. Fu Daniel O’Connell, nome noto soprattutto agli attuali Dublinesi, a conquistare importanti traguardi dell’emancipazione cattolica. Il Liberatore riuscì, attraverso l’associazione cattolica da lui fondata, a far firmare dal re Giorgio IV il Catholic Emancipation Act del 1829 il quale fece emergere ulteriormente dall’ombra l’elettorato attivo cattolico.

Egli non ottenne però il traguardo più ambito: la revoca dell’Atto d’Unione. Contemporaneamente all’esperienza di O’Connell il nazionalismo irlandese passò ad una fase romantica ed idealistica con la nascita della Young Irlanders sull’esempio delle idee di Giuseppe Mazzini.

 

Fonti:

R. Kee, Storia d’Irlanda

J.C. Beckett, The Making of Modern Ireland

M. Ceretta, Nazione e Popolo nella Rivoluzione Irlandese

R.B. McDowell, Ireland in the Age of Imperialism and Revolution 1760-1801

 

 

 

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